
Il piatto per un ceramista è in genere solo un supporto per la decorazione, ma in questa serie di opere di totale rottura a diventare decorazione è la materia stessa del supporto: un materiale innovativo che contiene il colore e che si può modellare, schiacciare, rompere, fessurare e ricomporre.
La modellazione è ridotta al minimo intervento dell’artista: ricavato un disco con una spirale, si imprime una leggera concavità e si lascia che il colore e i suoi contrasti emergano dalla materia nella cottura dell’oggetto.
La cultura giapponese riconosce da secoli un valore intrinseco all’imperfezione e all’incompletezza (wabi sabi), così in un piatto rotto, a cui non serve alcuna decorazione per essere “decorato”, possiamo trovare un richiamo moderno a questo spirito antico, e porci la domanda se ci troviamo di fronte a scultura, pittura o ad una sapiente miscela delle due.





